Donna salva due gattini affetti da ipoplasia cerebellare: il veterinario consigliava l’eutanasia
Il veterinario aveva consigliato l’eutanasia ma la donna ha voluto provare a fare tutto il possibile
Purtroppo, a qualcuno sarà capitato di vedere stare il suo gatto così male che, una volta dal veterinario, quest’ultimo abbia consigliato caldamente di praticare l’eutanasia. Non è una decisione affatto facile: non è facile vedere il proprio gatto star male, non è facile nemmeno lasciarlo andare. Anche nella storia di oggi un veterinario aveva consigliato l’eutanasia. Questa volta, però, in parte, si sbagliava.
Quando due gattine, Tiny Tina e Oopsie Daisy, vengono trovate da un soccorritore, quest’ultimo si rende subito conto del loro stato di salute. Poco dopo, arriva la diagnosi: ipoplasia cerebellare. Questa è una malattia che rende il cevelletto del gatto sottosviluppato. Comporta una difficoltà motoria e di coordinamento. Davanti ad un felino affetto da ipoplasia cerebellare, la maggior parte dei veterinari consiglia l’eutanasia.
In questo caso, però, il soccorritore non ha intenzione di praticare l’eutanasia. Non finchè non avrà provato a fare tutto il possibile per evitare questa ipotesi estrema. Del resto, è un dato che esistono moltissimi gatti che convivono con questa malattia. Certo, non potranno svolgere tutte le occupazioni degli altri gatti, ma grazie ad un aiuto in più da parte dei loro proprietari riescono a vivere bene.
Decide, così, di portarle a casa. Il suo è un atto di vero coraggio. Non è facile avere a che fare con due gattine con questa patologia. Sono necessarie molta pazienza e molto amore. Piano piano, però, le due gattine migliorano notevolmente ripagando il loro soccorritore di tutti gli sforzi.
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Diventano entrambe più forti durante il gioco. Inoltre si sostengono molto a vicenda. Dopo circa un anno e mezzo, Tiny Tina e Oopsie Daisy stanno vivendo la vita migliore che potessero desiderare.
Queste due gattine sono state molto fortunate. Sono state fortunate quando qualcuno le ha salvate e poi quando non hanno praticato loro l’eutanasia. Non potevamo sperare in qualcosa di migliore
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