Il gatto può nuotare oppure no?

A Miao l’acqua non piace un granché, eccezioni a parte. Ma il gatto può nuotare? Scoprirlo può arricchire la vita della nostra piccola palla di pelo

Il gatto può nuotare? Questa è una delle curiosità che interessano tanti proprietari e appassionati di felini. Che l’acqua è il nostro amico a quattro zampe non vadano molto d’accordo nella maggior parte dei casi ormai è risaputo. Questo però non significa che non sia in grado di districarsi quando si trova immerso in piscina o al mare.

Molto lo fa lo stile di vita che conduce la nostra piccola palla di pelo. Ci sono esemplari molto avventurosi di carattere e che vivono una esistenza sempre ricca di emozioni oppure gatti più sedentari che preferiscono la protezione delle mura domestiche. Il problema sorge quando indole e stile di vita non coincidono. Ci sono felini molto timorosi che loro malgrado sono costretti a vivere per strada o quadrupedi coraggiosi e curiosi che soffrono a vivere in casa.

I gatti sanno nuotare

gatto del bengala al lago

Il gatto può notare, la questione è capire se il nostro amico a quattro zampe ami farlo o meno. Di norma, per quanto l’acqua fresca, soprattutto se scorre dal rubinetto, incuriosisce la nostra piccola palla di pelo, ma non va molto oltre l’approccio con questo particolare elemento. Gatti nuotatori ne esistono, alcuni sono dei girovaghi che accompagnano i loro amici bipedi nei loro viaggi in the road, ma sono delle eccezioni. Di solito il felino è un grande abitudinario che ama la tranquillità.

Ecco perché è importante fare in modo che la casa sia a misura di quadrupede. È bene stimolare mentalmente e fisicamente il nostro adorato Miao, ma se lo facciamo all’interno di casa è meglio. In questo modo non dovrà correre rischi inutili, ma potrà divertirsi ugualmente. Basti pensare ai giardini in sicurezza. Magari qualche sessione di caccia potrà essere portata a termine senza rischiare di essere investiti da un’auto o catturati da un cane. A tal proposito, ecco perché il gatto porta animali morti in regalo.

Le ragioni per le quali i nostri amici a quattro zampe hanno paura d’acqua sono tanti e correlati alle esperienze vissute in passato. Ma prima di tutto va menzionata l’origine di un esemplare ammirato e quasi divinizzato. Sì, perché Miao viene dall’AnticoEgitto, che è una zona prevalentemente desertica. C’è quindi un’idiosincrasia atavica che però non impedisce il nuoto a priori. Mare e piscina hanno visto dei felini, anche se raramente.

Gatto nuotatore

gatto nella vasca da bagno

La questione merita di menzionare le razze. Infatti ci sono felini e felini. Alcuni esemplari sono maggiormente propensi a un approccio con l’acqua, altri hanno sviluppato una vera e propria fobia. I nostri amici a quattro zampe, dunque, possono nuotare ma alcuni di loro ne vogliono proprio sapere.

Ebbene sì, per quanto possa sembrare impossibile il gatto può nuotare. Nonostante sia nato in Egitto, è proprio lì che comincia il suo addomesticamento. Sono proprio gli antichi egizi hanno scoperto la sua insospettabile capacità, addirittura si servivano dei felini nelle sessioni di pesca perché degli abili aiutanti.

Si profila, sempre più insistente, quindi, l’ipotesi che l’attitudine all’acqua sia strettamente correlata allo stile di vita e alle esperienze pregresse. Certamente, infatti, chi ha subito un trauma in piscina o al mare è molto difficile che si avvicini ancora a uno specchio d’acqua. Di contro, chi viene abituato sin da piccolo all’acqua non la temerà e imparerà ad apprezzare i suoi pregi.

Oltretutto c’èuna razza di gatto che ama in maniera particolare l’acqua. Stiamo parlando del Turco Van, conosciuto anche per il suo soprannome parecchio indicativo: il gatto del nuoto. Infatti potremmo definirlo un pesce mancato. Una leggenda che ha come protagonista proprio questo esemplare narra che è stato scelto da Noè per salire con gli altri animali sull’arca e avere un ruolo di derattizzazione.

Gatto in piscina

Il gatto può nuotare, a prescindere dalla razza. Molto dipende dallo stile di vita a cui lo abituiamo già dalle prime settimane di età. La fase di socializzazione, infatti, è determinante per definire ciò che l’indole traccia, soprattutto in termini di paure. Se decidiamo di adottare un gatto traumatizzato, infatti, dobbiamo avere una dose di pazienza maggiore ed è più difficile che si lasci coinvolgere in una bella nuotata in piscina. Di contro, un esemplare che ancora deve scoprire le gioie della vita, se viene abituato al mare per gradi, lo valuterà quasi certamente in maniera positiva.

Qualora dovessimo essere alla prima esperienza con un amico a quattro zampe, e non volessimo fermarci a un’esistenza canonica per quanto ricca di amore e coccole, potremmo avvelerci del supporto di un etologo esperto in comportamento felino. In questo modo potremmo favorire determinate dinamiche ed evitare eventuali errori che potrebbero spaventare la nostra piccola palla di pelo.

Prima inizia l’addestramento, più probabilità di riuscita avremo. Se vogliamo insegnare a nuotare a un felino è più facile che sia una ‘spugna’,non letteralmente per quanto il pelo tenda a catturare l’acqua, quando è ancora cucciolo ed eventuali esperienze negative non lo hanno condizionato. Non è impossibile che un esemplare adulto riesca nell’impresama è certamente una strada in salita e con qualche ostacolo in più.

Gatto che ama nuotare

gatto e rubinetto

La parola d’ordine, nel caso in cui volessimo insegnare qualcosa di nuovo alla nostra piccola palla di pelo,è pazienza. Accompagnata da perseveranza. Ci vuole metodo e tranquillità, bisogna procedere poco alla volta e tenendo conto dello stato d’animo di Miao. Infatti, se notiamo un po’ di paura o di tensione non è il caso di insistere: meglio rimandare a un momento di maggiore rilassatezza. Altrimenti rischiamo di ottenere l’effetto contrario e una fuga che allontanerà il nostro adorato Micio da qualsiasi specchio d’acqua gli capiti sul proprio cammino.

Una volta preso in braccio e tranquillizzato, facciamo qualche passo all’indietro in direzione della riva. Teniamolo stretto a noi, magari con una pettorina a cui è stato precedentemente abituato che non ce lo faccia perdere di vista, e immergiamoci lentamente, mantenendo il corpo del felino in questione all’asciutto. Rialziamoci e ripetiamo l’esperimento almeno altre due volte.

Superata questa fase con successo, cominciamo a immergere anche il nostro amico a quattro zampe insieme a noi. Lasciamo da solo soltanto quando e se noteremo che non è in alcun modo preoccupato o intimorito. A questo punto, Miao inizierà a muovere le zampette seguendo ciò che gli dice l’istinto.

Ecco allora che possiamo aiutarlo nell’apprendimento favorendo la direzione e facendogli sentire la nostra presenza protettiva ma non invadente. È solo questione di metodo, ma non insistiamo se ci rendiamo conto che la nostra piccola palla di pelo ha il terrore dell’acqua. Che impari a nuotare non è una priorità o una questione di vitale importanza, ci sono tanti altri modi per divertirsi e giocare insieme.

Articoli correlati