Uno studio svela cosa pensano realmente i gatti di noi: sarai sorpreso di scoprirlo

Lo studio ha messo in luce come i gatti vedano i loro umani proprio come i loro genitori

“Illuso, il tuo gatto ti sta affianco solo perchè tu gli fornisci cibo, acqua e un tetto in testa!”. Quante volte, chiunque abbia un gatto, si è sentito rivolgere questa frase? Probabilmente un’infinità. Questa frase non nasce a caso, anzi, tutt’altro. C’è un pregiudizio antichissimo sui gatti che li vuole animali freddi, distaccati e privi di sentimenti nei confronti dei loro padroni. Più e più volte, ormai, abbiamo avuto modo di evidenziare quanto questa sia un’informazione falsa e che i gatti, proprio come tutti gli altri animali al mondo, sono perfettamente in grado di provare sentimenti.

Gatto viene accarezzato dolcemente
Pixabay

Oggi, però, a ulteriore conferma di questo, vogliamo parlarvi di uno studio, condotto dalla Oregon State University, che mette in luce quanto i gatti siano, in realtà, attaccati a noi. Sono stati presi a campione dei gatti di età compresa tra 3 e 8 mesi e, per loro, sono state utilizzate, per classificare il loro attaccamento ai genitori le stesse categorie che vengono utilizzate per i bambini: sicuri, ambivalenti, evitanti e disorganizzati.

Lo studio ha dimostrato che il 64% dei gatti si mostra attaccato in modo sicuro ai suoi umani, solo il restante 36% aveva un attaccamento insicuro. Per dirla in parole più semplici, la maggioranza dei gatti aveva difficoltà quando il loro umano si allontanava da loro e mostrava una riduzione dello stress al momento del ritorno in stanza dell’umano.

Gatto bacia la sua umana
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La conclusione di questo studio è che i gatti sviluppano un attaccamento al loro proprietario che rimane fino all’età adulta. Inoltre, è emerso che i gatti hanno capacità socio-cognitive e, proprio come i bambini, vedono i proprietari come i loro genitori, creando un fortissimo sentimento di attaccamento. Chiunque volesse saperne di più, in ogni caso, può trovare l’articolo scientifico completo sulla rivista scientifica Current Biology.

Cosa ne pensate? Immaginavate i risultati di questo studio? Oppure vi suonano come una novità? Fatecelo sapere nei commenti!

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