Sì, a quanto pare c’è un metodo scientifico per far sì che il gatto cacci meno animali

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Current Biology e potrebbe essere una vera svolta

Un recente studio, pubblicato su Current Biology e guidato dalla scienziata di fauna selvatica dell’Università di Exeter, Martina Cecchetti, ha dimostrato che c’è un metodo per far sì che il gatto cacci meno prede. Questo potrebbe rappresentare la soluzione ad un problema non di poco conto e se siete curiosi di sapere il perché non vi resta che continuare a leggere.

Gatto guarda uccello
Pixabay

Circa un anno fa, una notizia era rimbalzata ovunque su internet e aveva fatto indignare moltissime persone: in una città tedesca ci sarebbe stato un lockdown per i gatti, per permettere ad una particolare specie di uccello di riprodursi. I gatti, infatti, uccidevano moltissimi di questi uccelli, specie per il fatto che questi esemplari tendono a fare il nido non molto in alto. Il padrone del gatto lasciato incustodito durante il periodo del lockdown avrebbe ricevuto una salata multa.

Moltissime persone avevano espresso dei dubbi in merito: questa rappresentava una difficile imposizione da rispettare, ma d’altra parte era necessaria per la sopravvivenza di questa specie di uccello. Forse, sarebbe bastato, per evitare questa situazione, giocare più tempo con il proprio quattrozampe e dare a lui pasti contenenti proteine provenienti dalla carne.

Nello studio dell’Università di Exter, infatti, è emerso che la combo di questi due fattori era quella che effettivamente faceva sì che i gatti cacciassero meno. Gli altri metodi utilizzati (tra cui il collare birdsafe) erano validi, ma niente come questa combinazione.

Gatto guarda topo
Pixabay

Nello studio, sono stati analizzati, nel corso di 12 settimane, il 219 famiglie nel sud-ovest dell’Inghilterra che possedevano, nel complesso, 355 gatti. Qualcuno ha fatto notare che, però, per produzione di alimenti a base di carne c’è anche un discorso di impatto ambientale da fare. In questo caso, però, a guadagnarne sarebbe la fauna selvatica. La questione, però, rimane oggetto di un dibattito.

Voi cosa ne pensate? Fatecelo sapere nei commenti!

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