Toxoplasmosi del gatto: cause, sintomi e possibili cure

La toxoplasmosi del gatto è un argomento che interessa soprattutto le donne incinte. Sulle possibili conseguenze sul piccolo, però, va fatto ordine

L’arrivo di un bebè rappresenta una delle notizie più belle in assoluto. Si allarga la famiglia, arriva un cucciolo di uomo a dare amore e che richiede attenzioni extra. La toxoplasmosi del gatto, però, eventualmente potrebbe creare qualche problema se non si mettono in pratica alcuni accorgimenti.

Spesso si legge di coppie che decidono di dare in adozione il proprio amico a quattro zampe per proteggere il nascituro, ecco perché allora vale la pena fare chiarezza e stabilire quali sono le precauzioni necessarie da prendere e quelle eccessivamente drastiche.

Di cosa si tratta

coccole a gattino

Della toxoplasmosi del gatto è responsabile un parassita monocellulare che si chiama toxoplasma gondii (da qui il nome della malattia). I suoi ospiti intermedi sono i mammiferi e i volatili, quindi solo in un secondo momento il nostro Miao rischia di essere infettato.

Questo perché la riproduzione di questo animaletto davvero ‘simpatico’ può avvenire soltanto all’interno dell’intestino tenue dei felini, gli ovocisti poi vengono espulsi attraverso le feci. In questo modo finiscono nel terreno, vengono assunti dagli ospiti intermedi – suini, bovini, topi o uccelli – e si assiste a un ciclo senza fine.

Siamo di fronte a un’infezione che appartiene al gruppo delle malattie infettive animali chiamate zoonosi, e può colpire sia bipedi che quadrupedi. Infatti, bisogna fare particolare attenzione quando si fa giardinaggio e durante l’assunzione di carne cruda o poco cotta. A tal proposito potrebbe tornare utile saperne di più sulla toxoplasmosi nel gatto adulto.

Per chi decide di adottare un felino la questione si riduce alle feci e il contagio è quindi strettamente correlato alla pulizia della lettiera. Ecco perché non è necessario che una donna in dolce attesa si liberi del proprio amico a quattro zampe: è sufficiente, nei nove mesi di gestazione, stare alla larga dalla pupù di Miao. Potrà pensarci il futuro papà, un parente o un amico: niente paure e allarmismi, quindi.

I sintomi più comuni nel gatto

Quando il parassita decide di ‘abitare’ l’intestino del felino, in genere, non si registrano sintomi particolari: rimane in salute e si difende autonomamente dall’invasione, se così vogliamo definirla.

Nonostante ciò, ci sono dei casi in cui possono presentarsi dei sintomi di lieve entità. Un occhio di riguardo dobbiamo averlo soprattutto nei confronti di quegli esemplari con un sistema immunitario debole. A non essere in grado di affrontare la situazione, infatti, possono essere i cuccioli o i felini in là con l’età. In questi casi particolari i segnali sono molto più evidenti e non devono essere presi sottogamba. Tra i più comuni troviamo:

Ecco allora che diventa indispensabile l’intervento del veterinario di fiducia, che conosce eventuali pregressi clinici e caratteristiche di razza. Importante, inoltre, è un’anamnesi dettagliata da parte nostra. Più particolari diamo allo specialista, più tasselli avrà da comporre per arrivare velocemente alla diagnosi corretta e alla terapia più adeguata.

E se a essere colpito è l’uomo?

gattino in braccio

La toxoplasmosi del gatto è differente rispetto a quella che coinvolge l’essere umano, e c’è anche da fare una distinzione di genere. In un maschio adulto e in salute, generalmente si presenta senza sintomi; diverso è quando il sistema immunitario è per qualche motivo compromesso. In questo caso possono presentarsi crampi e difficoltà di coordinazione.

Se a essere infettata è una donna valgono le valutazioni appena espresse, diverso è nel caso di una gravidanza: il vero pericolo, infatti, è per il piccolo in arrivo. I sintomi si manifestano in maniera più o meno grave in base a quanto prima avviene il contagio, e possono provocare anomalie all’idrocefalo o aborti spontanei. Insomma, la prevenzione è quanto mai consigliabile.

La diagnosi

Il veterinario può individuare la toxoplasmosi del gatto con delle analisi del sangue e delle feci ad hoc. Per quanto riguarda l’individuazione negli esseri umani è prevista la ricerca di eventuali anticorpi.

In molti Paesi, tra i quali troviamo l’Italia, sono previsti durante i mesi di gravidanza. Così da poter monitorare la situazione e intervenire per salvaguardare la salute del piccolo.

Le cure previste

I gatti che non hanno malattie pregresse, sono forti e in salute generalmente guariscono da soli. Un eventuale trattamento verrà prescritto, invece, a quei felini che sono immunodepressi e che presentano sintomi di una certa entità.

Lo stesso vale per gli esseri umani: nel caso di assenza dei sintomi si aspetta solo la guarigione, spesso succede senza che nemmeno se ne ha la percezione (a meno che non si aspetti un bambino). Differente è per le donne incinte o le persone che presentano conseguenze anche gravi. In questi casi la terapia è indispensabile.

La prevenzione

gatto in lettiera

Come precedentemente accennato, anche per le donne in dolce attesa, non è necessario mettere in quarantena Miao o, ancora peggio, darlo in adozione. Il rischio di contagio può essere ridotto al minimo evitando di occuparsi della pulizia della lettiera. Off limits sono anche la carne cruda e/o quella poco cotta, soprattutto se non si hanno gli anticorpi.

È consigliabile anche tenersi alla larga dal giardino ed evitare tutte le condizioni che favoriscono un incontro con il parassita che poi decide di ‘abitare’ per un po’ l’organismo umano. È bene anche lavare la frutta con cura: insetti e lumache, infatti, a loro volta, possono essere entrati in contatto con il parassita.

Per non lasciare nulla al caso, se si sta aspettando un bebè, l’analisi del sangue o delle feci da parte del veterinario può toglierci ogni dubbio circa la presenza del toxoplasma nel gatto.

Quando si trova l’infezione, coloro i quali preferiscono prendere precauzioni extra decidono di chiedere ospitalità per Miao ad amici o parenti, ma non è assolutamente necessario. Quello che si deve evitare con cura è la vicinanza con la lettiera, inoltre è bene che qualcun altro si occupi della sua pulizia (con maggiore frequenza rispetto a quella normale): più a lungo le feci restano all’interno, maggiori sono le probabilità di infezione.

Quello che raccomandano gli esperti, poi, è di lavare la toilette una volta al giorno con acqua bollente. Un’operazione che ovviamente spetta a qualcuno che non sia la donna incinta. Acquistare un sistema di smaltimento automatico, inoltre, può rappresentare un’altra soluzione.

L’immunità dalla toxoplasmosi

Si tratta di una condizione che noi bipedi raggiungiamo solo dopo aver superato una prima infezione, se la futura mamma ha già contratto la malattia quindi non dovrà preoccuparsi di un ritorno del parassita.

Gli amanti dei gatti che puliscono la loro toilette o che si dilettano nel giardinaggio, di conseguenza, è altamente probabile che abbiano già contratto la toxoplasmosi del gatto senza averne la minima percezione.

Quando c’è da preoccuparsi

donna in gravidanza con gatto

Come appena detto, chi ha in giro per casa uno o più amici a quattro zampe è altamente improbabile che prenda la toxoplasmosi in gravidanza. Per togliersi ogni dubbio, comunque, sarà il ginecologo stesso – per prassi – a prescrivere degli esami specifici. In caso di positività si può tirare un sospiro di sollievo: si è immuni e protetti da una nuova ‘invasione’!

Il rischio reale, invece, lo corre chi risulta negativo al test. In questo caso è molto importante adottare le precauzioni precedentemente descritte, ma senza ansie e allarmismi. Il nostro amico a quattro zampe può continuare a far parte della famiglia e potrà infondere la sua dose di affetto al piccolo ancor prima che nasca (e dopo).

Non è affatto raro, infatti, che Miao si metta a guardia della pancia e che passi molto tempo in nostra compagnia. I gatti hanno un istinto e una capacità di percezione fuori dal comune, che lasciano piacevolmente sorpresi. Non precludiamoci certe esperienze per una paura eccessiva!

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