Rabbia nel gatto: i sintomi, le cause e tutte le cure

Rabbia nel gatto: tutto ciò che c'è da sapere su questa terribile malattia.

La salute dei nostri felini è una cosa che ci sta particolarmente a cuore, del resto sono loro la nostra più grande fonte di felicità. Ecco perché conoscere alcune patologie, come la rabbia nel gatto, è fondamentale per preservare il benessere psicofisico del nostro amico peloso.

Spesso sentiamo parlare di rabbia canina, una malattia che può colpire tutti i mammiferi e contagiare, di conseguenza, anche gli esseri umani. Dato che si tratta di una patologia molto rara e quasi inesistente nel mondo occidentale, oggi, in molti non sono preparati sull’argomento.

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Questa malattia però può arrivare anche ai felini ed è davvero molto pericolosa in quando non c’è una cura definitiva. Le conseguenze, quindi, possono essere davvero tragico, motivo per cui è utile conoscere sintomi, cause e cure.

Rabbia nel gatto, tutto quello che c’è da sapere

Contrarre la malattia è raro ma non impossibile. La rabbia nel gatto, infatti, può verificarsi quando il gatto esce spesso di casa ed è in contatto con animali randagi che potrebbero aver contratto la malattia.

Dato che, come abbiamo anticipato, non esiste una cura in grado di contrastarla, è opportuno fare tutto ciò che è possibile per prevenirla. Basta infatti un solo morso da parte di un animale infetto per contrarre la malattia.

Ma cos’è la rabbia nel gatto e come si manifesta?

Si tratta di una malattia infettiva e virale, per questo molto pericolosa, che può colpire tutti i mammiferi. Anche se rara, nel mondo occidentale, si tratta comunque di una patologia molto seria perché può portare alla morte dell’animale.

La rabbia, infatti, va a intaccare il sistema nervoso centrale fino a causare un’encefalite acuta che porta, inevitabilmente, alla morte.

Il contagio avviene tramite contatto diretto. Può, quindi, essere trasmessa attraverso il morso di un animale infetto o da una ferita avvenuta proprio durante la lotta con un altro animale rabbioso.

La malattia, infatti, non si manifesta mai da sola, ma esclusivamente con un contatto diretto con un animale vivo o morto. Il virus si trova, nello specifico, nella saliva e nelle feci degli animali, ecco perché anche il morso può essere la causa del contagio.

Questa malattia è diffusa soprattutto tra i mammiferi, attenzione quindi anche ai pipistrelli. È risaputo che questi animali possono essere contagiosi e quindi portatori di rabbia nel gatto. Il consiglio è quello di non far mai avvicinare il gatto a questi .

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Approfondimento della malattia

Prima di andare ad analizzare le conseguenze, le cure e la prevenzione della rabbia nel gatto, forse è utile approfondire qualcosa su questa malattia tanto temuta dai proprietari degli animali domestici.

La rabbia, come abbiamo anticipato, è una malattia virale che causa l’infiammazione acuta del cervello sia negli animali che negli esseri umani e, in generale, in tutti gli esseri viventi a sangue caldo.

I primi sintomi, comuni a tutti, si possono riconoscere facilmente: febbre, prurito nel punto in cui è avvenuto il contatto e disturbi comportamentali. In particolare, una volta contratta la malattia, si assumono dei movimento violenti, si provano emozioni incontrollata, confusione e perdita di coscienza.

Una volta che tutti i sintomi si manifestano, la malattia segue il suo corso portando la persona al decesso quasi sempre. Il periodo di tempo tra il contagio e l’inizio dei sintomi varia solitamente da uno a tre mesi, tuttavia, in alcuni casi può impiegare anche molto meno tempo o più tempo. Tutto dipende dalla distanza che il virus impiega per raggiungere il sistema nervoso centrale.

I cani, a oggi, risultano gli animali più coinvolti dalla malattia e, solitamente, il primo contagio avviene sempre dai morsi di pipistrello che rappresentano la fonte più comune sia per gli esseri umani che per gli altri animali.

Grazie alla scienza e alla medicina, sono stati fatti molti progressi per ridurre questa malattia, anche grazie ai programmi di vaccinazione. Ancora oggi, però, animali e esseri umani muoiono per rabbia, soprattutto in Asia e in Africa con una percentuale che supera il 90% rispetto al resto del mondo.

Vaccino per la rabbia nei gatti

Così come per gli esseri umani, anche per i nostri felini esiste un vaccino per prevenire il contagio di questa pericolosissima malattia. Il vaccino antirabbico è, a oggi, l’unica misura efficiente e efficace di prevenzione contro la rabbia nel gatto.

Certo è che un attenta osservazione, da parte dei proprietari degli animali, sulle attività che questi svolgono fuori casa, può sicuramente essere un valido aiuto per far sì che questi non si avvicinino ad altri animali contratti.

Ma sappiamo bene che, la socializzazione, per questi è importante. Motivo per il quale non possiamo escluderli dal contatto con l’esterno e con gli altri animali. Ecco perché ricorrere al vaccino antirabbico è fondamentale.

Il vaccino antirabbico fa parte del percorso dei vaccini che gli animali domestici devono intraprendere. La prima somministrazione avviene quando l’animale ha circa tre mesi, dopo di che ci saranno i richiami da rispettare.

Nel nostro paese è molto più comune vaccinare i cani piuttosto che i gatti. Tuttavia, in accordo con il veterinario di fiducia, potreste partecipare alla campagna vaccinale per la rabbia nel gatto, per prevenire la malattia.

È utile soprattutto quando il gatto è a contatto con l’esterno, a maggior ragione in ambienti più selvatici come le montagne o le campagne. Se c’è il rischio che micio entri a contatto con animali selvatici, la soluzione migliore è quello di vaccinarlo così da escludere ogni pericolo.

Prima di prendere una decisione fondamentale per la salute e il benessere di micio, il consiglio è quello di consultare il veterinario sin dall’adozione così da fare la scelta migliore per il benessere e il futuro del gatto.

La situazione in Italia

In alcune zone del mondo, come abbiamo precedentemente visto, il contagio della rabbia rappresenta un rischio elevato, non solo per gli animali domestici, ma anche per gli esseri umani.

Nonostante il dato di fatto, resta comunque la consapevolezza che in Europa non si è totalmente immuni dalla rabbia, anche se, quelli che si verificano, sono sempre casi isolati.

In Italia, per esempio, il vaccino antirabbico è obbligatorio in Sardegna e per tutti i gattini che partecipano a competizioni o gare feline. Quello antirabbico è, inoltre, un vaccino obbligatorio per tutti coloro che vogliono viaggiare con il proprio gatto all’infuori del Paese di residenza.

Le vaccinazioni in Italia

Prima di approfondire ancora l’argomento della rabbia nel gatto, può essere utile ricordare a tutti i genitori felini quali sono le vaccinazioni obbligatorie per i gatti in Italia. Ne troviamo 3, riconosciute ufficialmente come trivalente.

Queste comprendono la rinotracheite (herpes virus), la calcivirosi (calici virus) e la  gastroenterite virale o panleucopenia. Prima di vaccinare il proprio animale domestico si deve comunque realizzare un test delle malattie, non obbligatorio ma fortemente consigliato, per la leucemia felina e la immunodeficienza felina.

Annualmente, poi, bisogna ripetere le vaccinazioni, conosciute con il nome di richiamo per proteggere i nostri gatti dal rischio di contagi. Ogni anno, comunque, i piani sanitari e le vaccinazioni sono soggette a cambiamento, motivo per il quale è opportuno verificare sempre le possibili variazioni.

A ogni modo, il veterinario che avrà in cura il vostro micio, saprà darvi tutte le risposte in merito alle vaccinazioni, oltre a consegnarvi il piano di quelle obbligatorie e quelle consigliate, come appunto quello antirabbico.

Rabbia nel gatto: le incubazioni e tutte le fasi

Ora che abbiamo visto il quadro d’insieme delle vaccinazioni obbligatorie e consigliate per preservare il benessere e la salute del nostro animale domestico, torniamo a parlare della rabbia nel gatto per capire, come questa malattia, si manifesta.

Dal periodo di incubazione, alla sua manifestazione completa, potrebbe passare diverso tempo, questo perché la malattia si manifesta attraverso diverse fasi che iniziano proprio quando il gatto viene contagiato.

L’incubazione

La prima fase è quella propriamente dell’incubazione ed è quindi asintomatica. Il gatto è stato contagiato da un altro animale attraverso un morso o un graffio ma ancora non ha manifestato alcun sintomo.

Il periodo dell’incubazione può variare da una settimana a diversi mesi, la manifestazione dei sintomi dipende dalla distanza che il virus deve percorrere per arrivare al sistema centrale attraversando tutto il corpo.

Periodo prodromico

In questa seconda fase, la malattia è entrata in circolo ed ecco che è possibile notare i primi sintomi della rabbia nel gatto. È durante questo periodo, che dura dai 2 ai 10 giorni, che possiamo notare un cambiamento radicale in micio.

Il gatto appare stanco e particolarmente suscettibile. Ma non solo, la rabbia può manifestarsi attraverso diversi e continui episodi di vomito.

Fase di eccitazione o furiosa

Uno dei sintomi più conosciuti della rabbia riguarda il cambiamento radicale dell’animale contagiato. Dopo una prima manifestazione dei sintomi in maniera lieve, ecco che ci ritroviamo a capire facilmente che il gatto ha contratto rabbia.

Questo perché i suoi comportamenti diventano aggressivi, micio è particolarmente suscettibile e irascibile, motivo per cui potrebbe persino aggredire il suo padrone o altri animali durante questa fase.

Fase paralitica

L’ultima delle fasi della rabbia nel gatto è quella che segna, inevitabilmente, l’avvicinarsi della fine. Come abbiamo anticipato, infatti, la maggior parte delle volte il ciclo della malattia si conclude con la morte dell’animale. Motivo per cui risulta fondamentale prevenire il contagio.

In questa fase, l’animale domestico viene colpito da una paralisi generale, seguita da spasmi continui. Una condizione che lo porta inevitabilmente al coma e poi alla morte.

Come anticipato, non c’è una durata standard per la manifestazione dei sintomi e per la durata della malattia perché questa può variare da animale ad animale. La situazione più comune che si verifica è quella del cambiamento radicale del carattere, dopo il contagio, fino all’inizio del peggioramento con la manifestazione delle convulsioni.

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L’elenco dei sintomi

Qualora il vostro gatto non abbia fatto il vaccino antirabbico, e avete il sospetto che possa aver contratto questa pericolosa malattia, vi elenchiamo qui si seguito i sintomi che riguardano la rabbia nel gatto, precisando che, questi possono comunque variare in base alla situazione.

I miagolii anomali, un eccesso di saliva che forma la bava, il vomito e la febbre sono dei sintomi piuttosto comuni. A questi si aggiungono la perdita di peso e di appetito. Anche il cambiamento di comportamento, come abbiamo visto, rientra tra i sintomi. In particolare la rabbia, l’irascibilità e la paura dell’acqua sono i sintomi di un contagio avvenuto.

Con l’avanzare della malattia, gli ultimi sintomi manifestati saranno quelli relativi alle convulsioni, alla paralisi e al coma prima della morte. Come anticipato, però, il corso della malattia non si manifesta in egual maniera per tutti.

Alcuni gatti, infatti, potrebbero manifestare i sintomi tutti insieme e avere, quindi, una morte precoce. Altri, invece, potrebbero avere una manifestazione piuttosto lenta che può arrivare dopo mesi di incubazione.

Una precisazione doverosa va fatta in merito alla paura dell’acqua che, come abbiamo visto, è uno dei sintomi della rabbia nel gatto. Tuttavia potrebbe trattarsi anche di idrofobia e non solo, dobbiamo sempre ricordarci, infatti che i gatti non sono dei grandissimi amanti dell’acqua. Ecco perché, questo sintomo, se manifestato da solo, non deve necessariamente essere ricondotto alla malattia in questione.

La cura nella rabbia del gatto

Quello della cura nella rabbia del gatto è un argomento assai spinoso e doloroso per ogni proprietario felino, questo perché, come anticipato, non c’è una cura. Se micio è stato contagiato e presenta i primi sintomi è opportuno portarlo dal veterinario.

La prima indicazione utile da parte del veterinario sarà quella di suggerirvi di isolare il gatto per evitare che, in un momento di aggressività, l’animale possa contagiare altri animali o gli esseri umani. Quando la malattia arriva, l’unica soluzione potrebbe essere quella dell’eutanasia.

Non essendoci una cura per la rabbia nel gatto, la prevenzione gioca un ruolo fondamentale. Il vaccino antirabbico è l’unico modo per proteggere l’animale domestico dal contagio.

Il consiglio è comunque quello di tenere sempre sotto controllo l’animale, soprattutto se questo esce spesso di casa e ha contatti con altri animali selvaggi. Lasciatevi consigliare dal vostro veterinario sulla vaccinazione non obbligata.

La vaccinazione, in questo senso, vi permetterà di proteggere il vostro gatto da eventuali contagi e vi permetterà quindi di preservare la salute del vostro adorato gatto.

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