Sindrome di Key-Gaskell nel gatto: che cos’è, diagnosi, sintomi e cure

La sindrome di Key-Gaskell è una pericolosa malattia del sistema nervoso nel gatto e le sue cause, ancora oggi, restano un mistero

La sindrome da disautonomia felina, conosciuta anche come sindrome di Key-Gaskell, è una malattia piuttosto rara nel gatto.

Si tratta di una malattia che colpisce il sistema nervoso autonomo che controlla tutte quelle funzioni che generalmente sono al di fuori del controllo volontario.

Proprio per questo motivo spesso se ne sente parlare come sistema nervoso vegetativo o sistema autonomo involontario.

Per fortuna qui in Italia è difficile trovare casi di sindrome di Key-Gaskell nel gatto, così come negli Stati Uniti dove è rarissima.

Al contrario sembra sia particolarmente diffusa nel Regno Unito dove ha un’incidenza mortale davvero altissima.

Il problema di questa rara e pericolosa malattia è che non se ne conoscono a tutti gli effetti le cause scatenanti quindi non si sa da cosa sia esattamente scaturita.

Cause della sindrome di Key-Gaskell nel gatto

Come anticipato, nonostante gli enormi progressi della ricerca in campo medico-veterinario ad oggi restano sconosciute le cause della sindrome di Key-Gaskell nel gatto.

gatto che dorme sul pavimento

Gli unici dati che abbiamo a disposizione per far chiarezza sono gli esami effettuati post-mortem durante l’autopsia dell’animale già morto.

In particolare parliamo degli esami istologici dei gangli nervosi colpiti dalla malattia dai quali è emerso che le cause sono di natura tossica.

Il problema è che non si sa esattamente a cosa si debba questa origine tossica e di fatto è il motivo per cui non esiste una cura e i gatti affetti da disautonomia felina muoiono.

I sintomi di questa rara malattia

Secondo gli studi effettuati finora pare che la sindrome da disautonomia felina o sindrome di Key-Gaskell si riscontri principalmente nel gatto di giovane età.

In media colpisce i gatti di 3 anni o che ancora non li hanno compiuti ma naturalmente c’è ancora molto da scoprire a proposito della malattia e non possiamo escludere che possa colpire anche i gatti adulti o anziani.

Sappiamo il gatto presenta sintomi di varia natura e gravità che peggiorano in maniera spaventosamente veloce.

Ecco, uno per uno, i sintomi più comuni della sindrome di Key Gaskell nel gatto.

Anoressia

L’anoressia nel gatto si può manifestare in duo modi diversi, spesso l’uno anzi è l’evoluzione dell’altro.

In un primo momento il gatto inizia a mangiare di meno finché nel giro di poco tempo rifiuta completamente il cibo.

Debolezza

La sindrome di Key-Gaskell nel gatto provoca anche un gran senso di debolezza, sintomo comune a molte altre malattie e disturbi.

gatto con la lingua di fuori

È palese che il micio non riesca a muoversi come dovrebbe, proprio come se gli avessero rubato le energie tanto da non poter restare sulle zampe troppo a lungo.

Depressione

I primi due sintomi sono a loro volta sintomo di depressione nel gatto, da non confondere con la semplice tristezza, che non è una malattia.

La depressione, proprio come nelle persone, è un disturbo che può aggravarsi se non curato in tempo e provoca un profondo cambiamento nella personalità del soggetto colpito.

In questo caso il gatto inizia a non mangiare, è apatico, non vuole mai le coccole e non cerca il contatto fisico. Inoltre dorme molto più del solito, perde l’istinto per il gioco e sembra spaventato da qualsiasi cosa.

Midriasi

Molti forse non hanno mai sentito la parola midriasi, in realtà è qualcosa che si vede spesso nei gatti malati: le pupille sono dilatate al massimo.

È vero che nei gatti le pupille si dilatano e restringono in base alle condizioni di luce dell’ambiente, ma in questo caso parliamo di quando restano fisse.

Anche la midriasi non è un sintomo esclusivo della sindrome di Key-Gaskell, in realtà è associato a diverse patologie come i disturbi degli occhi, il glaucoma, l’insufficienza renale ma anche tumori e avvelenamento.

Sindrome di Haw

Un altro possibile sintomo della sindrome di Key-Gaskell è la cosiddetta sindrome di Haw che colpisce la terza palpebra.

La terza palpebra è quella membrana che sbuca dai lati degli occhi quando ad esempio il gatto dorme oppure quando è presente un corpo estraneo.

Insomma, vederla significa che qualcosa non va ma se resta fissa e completamente all’infuori vuol dire che la situazione è davvero grave.

Stipsi

La stipsi non è altro che la stitichezza, significa cioè che il micio non fa più la cacca o che ha molta difficoltà ad espellere le feci.

Di per sé la stipsi non è nulla di grave e può capitare che il gatto non dia di corpo per un giorno o due, come del resto succede anche a noi.

Ma quando diventa cronica può causare problemi ben più gravi perché le pareti intestinali subiscono danni.

Rigurgito

Il gatto con la sindrome di Key-Gaskell spesso vomita perché il suo esofago è dilatato in maniera anomala.

gatto che vomita

Significa che siamo in presenza di megaesofago, ovvero che i muscoli che regolano il passaggio del cibo ingerito giù lungo il “tubo” esofageo non funzionano più.

Mucose secche e asciutte

Questo sintomo è riconducibile all’inappetenza o, peggio, all’anoressia del gatto che non ingerisce più cibo ma anche al megaesofago che lo costringe a rigettarlo.

In queste condizioni il gatto si disidrata perché perde grandi quantità di liquidi che non assimila più tramite il cibo.

Ecco allora che osservandolo con attenzione possiamo notare che le mucose delle gengive sono secche e asciutte e di un colorito un po’ sbiadito.

Bradicardia

La bradicardia sinusale non è altro che un’anomalia del ritmo cardiaco del gatto. In particolare siamo in presenza di bradicardia quando la frequenza cardiaca scende sotto i 120 battiti al minuto.

Ritenzione urinaria

Altro sintomo possibile nel gatto con la sindrome di Key-Gaskell è la ritenzione urinaria o blocco urinario.

In parole povere il micio non fa più la pipì e, anche quando si mette nella lettiera e ci prova, non riesce a farla uscire.

La ritenzione urinaria è un sintomo abbastanza comune nei gatti, così come nei cani, e indica la presenza di un problema che affligge il tratto urinario come calcoli, cistite, malformazioni e infiammazioni.

In questo caso essendo il sintomo associato alla sindrome di Key-Gaskell le cause sono puramente neurologiche.

Diagnosi e cura della sindrome di Key-Gaskell nel gatto

La diagnosi della sindrome di Key-Gaskell non è proprio semplice e intuitiva perché, come abbiamo visto, nel gatto compaiono sintomi di varia natura che potremmo associare a molte altre patologie.

gatto dal veterinario

In più si tratta di una malattia molto rara e in fase di diagnosi non è esattamente la prima dell’elenco.

Come la gran parte delle patologie che colpiscono il sistema nervoso per individuare questa sindrome si deve fare un accuratissimo lavoro di diagnosi che riesca a mettere insieme tutti i pezzi del puzzle.

Purtroppo la diagnosi vera e propria, attualmente, è quella post-mortem perché i gatti colpiti da Key-Geskell non vivono a lungo e spesso non c’è neanche il tempo di individuare la malattia.

La strada è molto lunga sia per la diagnosi che per la cura di questa terribile patologia, tanto che non esistono terapie che possano far guarire i gatti colpiti.

La sindrome di Key-Gaskell ha un tasso di mortalità altissimo e l’unica cosa che possiamo fare è cercare di rendere gli ultimi mesi di vita del micio il più sereni possibile.

Più che di terapia possiamo parlare di sostegno perché possiamo nutrire il micio che non mangia con il sondino oppure svuotargli la vescica manualmente.

Finché non si scopriranno le cause effettive della malattia non potremo mai avere una cura.

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